giovedì 20 dicembre 2007

Uno strano viaggio

Dopo un volo di diciotto ore
scendiamo per posarci non sulla terra
non sul cemento ma dentro la luce.
Li ho visti nella luce,intrecciati alla luce:
erano tre, una donna, due uomini
uno era barbuto
eran giovani, non sono riuscito a distinguere
quale fosse bianco, quale nero, quale mulatto
il barbuto era nero, bianco o mulatto? non potevo distinguere
………………………………………
i loro occhi si somigliano tanto e tutto ciò che hanno
è tanto nei loro occhi
che non si riesce a distinguere il colore della pelle,
d’altronde sotto questo sole che dissolve disperde impasta crea
i sangui e le epidermidi
si confondono come danze e canzoni,
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Il colore mi si appiccica al dorso come una maglia
inzuppata di sudore
dal 24° piano dell’albergo guardo la città di notte.
Quello che vedo è un fondo marino dove si riflette il sole
lo splendore dei pesci gialli azzurri arancioni verdi scintilla
e dei frutti di mare giganti dalla madreperla bianca
e delle rocce dai fiori rossi mezzi piante mezzi animali
con lunghi peli.
Dal 24° piano dell’albergo ascolto la città di notte
annega nelle canzoni
canzoni nella terra,la pietra, la foglia
canzoni nella terra la pietra la foglia come il calore vibrante
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canzoni, polpa di frutti buccia nocciolo di frutti
canzoni, odore di fiori
canzoni, la Spagna, l’Arabia, l’Africa
canzoni negli occhi delle donne sui loro fianchi
canzoni, la mani calde degli uomini
canzoni, i piedi, la vita, le spalle, le danze.
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incontro degli operai
da che l’Avana è l’Avana nessuno è passato per le vie
con passo così franco,
a anch’io, che ogni giorno all’Avana mi sento più giovane:
l’amarezza del mondo la sento ogni giorno di meno
nella mia bocca
le rughe sulle mie mani si cancellano un poco ogni giorno
ogni giorno credo di più
che la donna lontana pensi a me soltanto
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e ogni giorno per le vie dell’Avana canto
più gioiosamente
somos socialistas adelante adelante.

Nazim Hikmet “La conga con Fidel” (1962)

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